Su Nature l'importante ricerca di un gruppo di scienziati tedeschi. Per il momento l'esperimento è stato limitato ai topi.
ROMA - Le cellule estratte dai testicoli umani potrebbero in futuro sostituire le staminali embrionali ai fini terapeutici. Ad alimentare questa speranza è lo studio di un gruppo di scienziati tedeschi che sarà pubblicato sull'edizione web di Nature del prossimo 29 marzo.
Il gruppo di ricerca guidato da Gerd Hasenfuss, della Georg August University di Goettingen, afferma infatti di essere riuscito ad isolare dai testicoli di alcuni topi da laboratorio cellule staminali che presentano caratteristiche molto simili a quelle delle cellule staminali embrionali. Secondo gli scienziati, la stessa cosa potrà essere fatta intervenendo sui testicoli umani, con una semplice biopsia. Un risultato che garantirebbe la possibilità di coltivare cellule staminali a fini terapeutici geneticamente compatibili con chi ha bisogno di cure, ma senza intervenire sugli embrioni umani ed evitando così gli ancora irrisolti problemi scientifici ed etici.
Il risultato ottenuto dai ricercatori guidati da Hasenfuss in realtà è almeno in parte una conferma. Agli scienziati era già noto infatti che alcune cellule presenti nei testicoli dei topi neonati avevano la capacità di generare tessuti di diverso tipo. Il grande passo avanti è stato accertare che questa capacità straordinaria ai fini terapeutici rimane intatta anche nelle cellule dei testicoli dei topi adulti.
Per arrivare alla scoperta, gli studiosi dell'università di Gottinga hanno isolato le cellule staminali responsabili della generazione di sperma nei testicoli dei ratti. Successivamente, grazie a particolari condizioni di coltura, sono riusciti a far riprodurre alcune cellule in colonie molto simili alle staminali embrionali che hanno ribattezzato "multipotent adult germline stem cells (maGSCs)". Le "maGSCs", allo stesso modo delle staminali embrionali, possono differenziarsi spontaneamente nei tre tessuti primari dell'embrione (endoderma, mesoderma, ectoderma) e svilupparsi quindi successivamente in organi diversi.
Fonte: Repubblica
ROMA - Le cellule estratte dai testicoli umani potrebbero in futuro sostituire le staminali embrionali ai fini terapeutici. Ad alimentare questa speranza è lo studio di un gruppo di scienziati tedeschi che sarà pubblicato sull'edizione web di Nature del prossimo 29 marzo.
Il gruppo di ricerca guidato da Gerd Hasenfuss, della Georg August University di Goettingen, afferma infatti di essere riuscito ad isolare dai testicoli di alcuni topi da laboratorio cellule staminali che presentano caratteristiche molto simili a quelle delle cellule staminali embrionali. Secondo gli scienziati, la stessa cosa potrà essere fatta intervenendo sui testicoli umani, con una semplice biopsia. Un risultato che garantirebbe la possibilità di coltivare cellule staminali a fini terapeutici geneticamente compatibili con chi ha bisogno di cure, ma senza intervenire sugli embrioni umani ed evitando così gli ancora irrisolti problemi scientifici ed etici.
Il risultato ottenuto dai ricercatori guidati da Hasenfuss in realtà è almeno in parte una conferma. Agli scienziati era già noto infatti che alcune cellule presenti nei testicoli dei topi neonati avevano la capacità di generare tessuti di diverso tipo. Il grande passo avanti è stato accertare che questa capacità straordinaria ai fini terapeutici rimane intatta anche nelle cellule dei testicoli dei topi adulti.
Per arrivare alla scoperta, gli studiosi dell'università di Gottinga hanno isolato le cellule staminali responsabili della generazione di sperma nei testicoli dei ratti. Successivamente, grazie a particolari condizioni di coltura, sono riusciti a far riprodurre alcune cellule in colonie molto simili alle staminali embrionali che hanno ribattezzato "multipotent adult germline stem cells (maGSCs)". Le "maGSCs", allo stesso modo delle staminali embrionali, possono differenziarsi spontaneamente nei tre tessuti primari dell'embrione (endoderma, mesoderma, ectoderma) e svilupparsi quindi successivamente in organi diversi.
Fonte: Repubblica
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