25 marzo 2006

Nasce il super motore a reazione del futuro.

In volo a dieci volte la velocità del suono, permetterà di volare dall'Australia all'Europa in due ore: non ha parti mobili e non ha bisogno di aggiunte di ossigeno.

NEW YORK – Dall’Australia all’Europa in due ore. Fra vent’anni, o - almeno dal punto di vista tecnologico - anche prima, il volo ipersonico fino all’incredibile velocità di Mach 10, pari a circa 12.200 chilometri l’ora, si prepara a diventare realtà. Dopo il successo, spettacolare ma stranamente passato quasi sotto silenzio (a causa soprattutto del conflitto in Iraq), dei primi due voli sperimentali a velocità da 6,83 a 10 volte la velocità del suono, compiuti nel 2004 con il veicolo X-43A dalla NASA, la corsa riprende e sta accelerando. Un nuovo propulsore a getto senza parti in movimento, in grado di raggiungere secondo i calcoli dei progettisti i 7,6 Mach di velocità, 9.000 chilometri orari, si prepara a partire venerdì 24 marzo dal poligono di Woomera in Australia. Al progetto collaborano il laboratorio di ricerche spaziali dell’università del Queensland e l’industria aerospaziale britannica Qinetiq che ha progettato la sonda ipersonica denominata Hyshot-3 Scramjet. «Abbiamo verificato e ricontrollato ogni parte più volte», dice il professor Allan Paull, lo scienziato australiano che dirige le operazioni di lancio. «Abbiamo stretto una per una le viti e le abbiamo bloccate con una colla speciale lucidandole a specchio una per una, perché non ci siano problemi di surriscaldamento e di attrito. Abbiamo fatto tutto quello che era umanamente possibile, e anche mettendo in bilancio la possibilità sempre presente di malfunzionamento o imprevisti, abbiamo una ragionevole fiducia che il risultato, dopo l’insuccesso delle due precedenti missioni, questa volta sarà positivo».

SENZA TURBINE - Il propulsore Scramjet, a differenza di quelli usati dagli aerei a reazione, non ha bisogno per funzionare di una turbina e, al contrario dei motori a razzo tradizionali, non deve trasportare pesanti serbatoi di idrogeno liquido. Il principio su cui si basa la propulsione è di una semplicità assoluta perché la propulsione, una volta raggiunta una determinata velocità, avviene sfruttando il surriscaldamento dell’aria, che viene compressa e, per conseguenza del cosiddetto “effetto Venturi”, si incendia passando attraverso la strozzatura di un tubo a doppio tronco di cono. Così, una volta superata la soglia critica di 4 Mach (circa 1360 metri al secondo), l’accensione dell’idrogeno contenuto nell’atmosfera diventa automatica e alimenta in continuazione la spinta in avanti, la quale a sua volta permette al motore di aspirare più aria e di bruciare più idrogeno, aumentando radicalmente la velocità e senza bisogno di trasportare più nessun tipo di carburante. Prima di sfruttare le ovvie potenzialità di questi nuovi motori nell’aviazione militare e civile, restano da risolvere problemi di tecnologia, di avionica e forse soprattutto economico-commerciali di enorme difficoltà. Ma gli esperimenti australiani, come i voli sperimentali della NASA, stanno facendo da propellente a un processo che porterà forse, come è già in precedenza avvenuto con il passaggio dall’elica al motore a reazione, a una nuova generazione di aerei senza reattori e in grado di funzionare, per la maggior parte del volo, addirittura senza carburante.

SEI SECONDI - Il lancio di Woomera, se tutto andrà secondo i piani, permetterà all’aereo anglo-australiano Hyshot-3 senza pilota di salire, attaccato in cima a un razzo tradizionale, fino a 350 chilometri per precipitare quindi, dopo il distacco del serbatoio ormai vuoto, in caduta libera verso la Terra. Poi, non appena il velivolo ipersonico avrà raggiunto i 35.000 metri di quota, avrà inizio il test, con l’accensione automatica dell’idrogeno contenuto nell’aria spinta a forza all’interno del nuovo motore, che una volta raggiunti i 7,6 Mach (9.000 km/ora) per effetto della combustione e della forza di gravità continuerà la sua corsa sempre più veloce verso la Terra. Gli scienziati, per studiarlo, avranno a disposizione solo 6 secondi. Poi Hyshot-3, per effetto dell’aumento di temperatura e di velocità, si distruggerà. Ma per il direttore della missione anche questo effimero risultato sarà un grande successo. «Finora – spiega l’australiano professor Paull, che dirige l’esperimento – abbiamo potuto studiare solo il funzionamento del nuovo motore a terra, nella galleria del vento e per un tempo brevissimo, dell’ordine di millisecondi che ci ha appena permesso sì e no di vedere per un attimo il processo di combustione».

COSTI CONTENUTI - Con un costo di appena un milione e 400 mila euro, l’aereo anglo-australiano, rispetto alla molto più costosa ma anche più complessa missione americana, presenta il vantaggio dell’economicità e servirà, inoltre, come battistrada per il lancio di un secondo velivolo ipersonico progettato dall’Agenzia aerospaziale nipponica Jaxa, che è previsto fra quattro giorni. Poi sarà la volta degli australiani, che in giugno lanceranno il velivolo ipersonico militare sperimentale DSTO (Defence, Science and Technology Organization), dotato di un propulsore ad autoaccensione capace di raggiungere i 12.000 km/orari. I nuovi motori, una volta messa a punto la tecnologia necessaria, secondo gli esploratori del futuribile più visionari permetteranno di rendere insignificanti le distanze fisiche fra continenti, come già sta accadendo, per esempio, nella telefonia. Se la distanza fra l’Australia e l’Europa o fra l’America Latina e l’Europa dovesse ridursi, come qualcuno prevede, a voli ipersonici dell’ordine delle due o tre ore, le conseguenze economiche ma anche sociali sarebbero enormi. Ma le prime applicazioni si vedranno più probabilmente nel lancio dei satelliti e nella difesa, due settori dove gli Stati Uniti sono già in forte vantaggio. Lo dimostra del resto anche il successo del velivolo ipersonico senza pilota X-43 A della NASA (lunghezza m. 3,70; apertura alare m. 1,50; altezza 60 centimetri), che due anni fa è stato portato a 12.000 metri di quota da un bombardiere B – 52, poi lasciato planare nell’aria dove un razzo lo ha fatto salire a 33.500 metri e, infine, grazie ai due motori ipersonici montati sotto le ali, ha potuto volare da solo per oltre 1000 chilometri alla velocità di 11.000 chilometri orari, prima concludere l’esperimento inabissandosi dentro il Pacifico.

Fonte: Corriere della Sera

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