Ultracentenari felici e intelligentissimi: questo ci attende al varco. Parola di Ray Kurzweil
Se i suoi calcoli dovessero rivelarsi giusti, occorrerà resistere solo altri 14 anni. Quattordici anni in cui dovremo cercare di non ammalarci gravemente, fare del movimento e condurre una vita sana, per conservarci in forma il più possibile. Fumo, alcol, droghe, ovviamente, neppure a parlarne. Sesso non si sa, ma si suppone non sia stato ancora catalogato tra le cose nocive da evitare.
Insomma Ray Kurzweil è tornato con una nuova avvincente puntata sullo sviluppo della razza umana, segnando un punto d’inizio, una data cui guardare come un faro nella notte: il 2020.
Dopo il successo di Fantastic Voyage: Live Long Enough to Live Forever (su Amazon.com), nel quale lo scienziato spiegava come cercare di vivere bene per cercare di vivere per sempre, in The Singularity Is Near: When Humans Transcend Biology (ed. Viking) si parla di come, quando e perché un giorno potremo essere tutti più longevi, intelligenti e con molte più abilità. Ma non esultate troppo: quello sarà solo l’inizio. Per godere della vera rivoluzione tecnico-scientifica che ci trasformerà in ultracentenari geniali e bionici, bisognerà infatti trascinarsi almeno al 2045.
Kurzweil, considerato uno dei pochi geni viventi sulla faccia della Terra, insignito a destra e manca e recentemente definito come "l’unico vero erede di Edison", non ha dubbi: "nel Ventunesimo secolo avremo 20mila anni di progresso al tasso di progresso del Ventesimo secolo". Le tecnologie costeranno sempre meno, saranno sempre più accessibili e, insomma, mettici i nanocosi nel sangue, aggiungici l’intelligenza artificiale e computer superpotenti ancora oggi inimmaginabili, e qualcosa si potrà pur fare per non farci morire. O almeno per farci vivere un po’ più a lungo.
DALL'UOMO 1.0 ALLA RELEASE UOMO 2.0
Nessuno si offenda ma siamo obsoleti. Abbiamo poca memoria, limitate capacità motorie e sensoriali, il nostro corpo è marcescibile e si usura col tempo e non disponiamo attualmente neppure di pezzi di ricambio. Ma - qui arriva il bello - non tutto è perduto.
La triade magica che potrebbe presto risolvere il problema della nostra estrema limitatezza ha un nome o, meglio, una sigla: Gnr. "Gnr", spiega Kurzweil, "sta per genetica (o più propriamente biotecnologia), nanotecnologia e robotica. Ognuna di queste scienze collaborerà presto per l’estensione della vita umana. In un prossimo futuro saremo in grado di ringiovanire i nostri tessuti e gli organi, sconfiggere l’arteriosclerosi, il cancro, migliorare i processi metabolici".
La rivoluzione nanotecnologia raggiungerà la sua maturità nel 2020 e ciò, sempre secondo Kurzweil, ci guiderà per mano oltre i limiti fisici impostici dalla nostra natura biologica, permettendo ai nanobot di viaggiare nelle arterie, correggere gli errori del Dna, distruggere gli agenti patogeni e - udite udite signori chirurghi plastici - invertire il processo d’invecchiamento. Di più: i nostri organi potranno essere sostituiti, come pure porzioni del cervello, da impianti neurali forniti di software specifici e si arriverà a una divisione tra necessità biologiche in senso stretto e funzionalità. "Del resto", prosegue lo scienziato, "in qualche modo noi umani abbiamo già separato la comunicazione e il piacere sessuale dalle sue funzioni biologiche e, quindi, non dovrebbe sorprendere che un domani il tratto gastrointestinale potrebbe essere riservato solo per le delizie della cucina invece che essere continuamente sottoposto alla tediosa funzione di provvedere nutrienti".
Con grande gioia dei maiali, da alcuni anni studiati come possibili serbatoi di organi, anche la robotica giocherà il suo ruolo. Metà uomo e metà robot, saremo così anche molto più intelligenti e il nostro cervello potrà essere soggetto a frequenti back up di dati come oggi l’hard disk del più mansueto pc.
QUALCHE DUBBIO DA CHIARIRE
Come è facile immaginare, i dubbiosi delle teorie kurzweiliane non mancano. Ma il genio, l’ingegnere che ha inventato la Optical Character Recognition, il riconoscimento vocale e anche la sintesi vocale, il vincitore del Premio Lemelson (il corrispettivo del Nobel dell'ingegneria assegnato dal Mit), nonché il fondatore di tre grandi aziende, non si scompone. "La rivoluzione tecnologica e la velocità cui sta viaggiando sono sotto gli occhi di tutti", spiega, "basti pensare che, se ci sono voluti 14 anni per sequenziare l’Hiv, sono bastati solo 31 giorni per sequenziare la recente Sars".
E a quanti oppongono che, se smettessimo di morire, il mondo scoppierebbe per la sovrappopolazione, tranquillo risponde: "La trasformazione tecnologica sarà radicale e non coinvolgerà solo la nostra vita ma anche l’ambiente; saremo in grado di fornire il necessario a ogni popolazione e recuperare i gravi danni ecologici che abbiamo inflitto all’ambiente".
Niente più povertà, fame e inquinamento, il mondo prospettato da Kurzweil suona paradisiaco. Ed è lui stesso a far scoppiare la bolla onirica: "Gli stessi mezzi che miglioreranno il nostro futuro non sono privi di rischi, queste conoscenze avranno un impatto superiore a qualunque bomba atomica e potrebbero anche essere usate per fare del male, non solo del bene, magari da gruppi di bioterroristi".
Così una parte di questo sviluppo dovrebbe essere utilizzato anche per proteggerci e preservarci. Magari attraverso programmi specifici e regole etiche severe, capaci di scongiurare un domani l’uso delle armi batteriologiche o i sistemi non controllati di autoreplicazione dei nanobot. Una sorta di meccanismo nanotecnologico "buono", valido nel neutralizzare i nanobot "cattivi" messi in circolazione clandestinamente.
In conclusione, in un tomo di oltre 600 pagine Kurzweil traccia le linee di un futuro non lontano a venire. Un’umanità nuova, più complessa e articolata, assai meno semplice di quanto non sia quella, di per sé già difficile, che viviamo oggi. Però, nel dubbio, consigliamo di spegnere la sigaretta, svuotare il fondo di gin nel lavandino e infilarsi la tuta da ginnastica, sperando che abbia ragione!
Fonte: Linus.net
Se i suoi calcoli dovessero rivelarsi giusti, occorrerà resistere solo altri 14 anni. Quattordici anni in cui dovremo cercare di non ammalarci gravemente, fare del movimento e condurre una vita sana, per conservarci in forma il più possibile. Fumo, alcol, droghe, ovviamente, neppure a parlarne. Sesso non si sa, ma si suppone non sia stato ancora catalogato tra le cose nocive da evitare.
Insomma Ray Kurzweil è tornato con una nuova avvincente puntata sullo sviluppo della razza umana, segnando un punto d’inizio, una data cui guardare come un faro nella notte: il 2020.
Dopo il successo di Fantastic Voyage: Live Long Enough to Live Forever (su Amazon.com), nel quale lo scienziato spiegava come cercare di vivere bene per cercare di vivere per sempre, in The Singularity Is Near: When Humans Transcend Biology (ed. Viking) si parla di come, quando e perché un giorno potremo essere tutti più longevi, intelligenti e con molte più abilità. Ma non esultate troppo: quello sarà solo l’inizio. Per godere della vera rivoluzione tecnico-scientifica che ci trasformerà in ultracentenari geniali e bionici, bisognerà infatti trascinarsi almeno al 2045.
Kurzweil, considerato uno dei pochi geni viventi sulla faccia della Terra, insignito a destra e manca e recentemente definito come "l’unico vero erede di Edison", non ha dubbi: "nel Ventunesimo secolo avremo 20mila anni di progresso al tasso di progresso del Ventesimo secolo". Le tecnologie costeranno sempre meno, saranno sempre più accessibili e, insomma, mettici i nanocosi nel sangue, aggiungici l’intelligenza artificiale e computer superpotenti ancora oggi inimmaginabili, e qualcosa si potrà pur fare per non farci morire. O almeno per farci vivere un po’ più a lungo.
DALL'UOMO 1.0 ALLA RELEASE UOMO 2.0
Nessuno si offenda ma siamo obsoleti. Abbiamo poca memoria, limitate capacità motorie e sensoriali, il nostro corpo è marcescibile e si usura col tempo e non disponiamo attualmente neppure di pezzi di ricambio. Ma - qui arriva il bello - non tutto è perduto.
La triade magica che potrebbe presto risolvere il problema della nostra estrema limitatezza ha un nome o, meglio, una sigla: Gnr. "Gnr", spiega Kurzweil, "sta per genetica (o più propriamente biotecnologia), nanotecnologia e robotica. Ognuna di queste scienze collaborerà presto per l’estensione della vita umana. In un prossimo futuro saremo in grado di ringiovanire i nostri tessuti e gli organi, sconfiggere l’arteriosclerosi, il cancro, migliorare i processi metabolici".
La rivoluzione nanotecnologia raggiungerà la sua maturità nel 2020 e ciò, sempre secondo Kurzweil, ci guiderà per mano oltre i limiti fisici impostici dalla nostra natura biologica, permettendo ai nanobot di viaggiare nelle arterie, correggere gli errori del Dna, distruggere gli agenti patogeni e - udite udite signori chirurghi plastici - invertire il processo d’invecchiamento. Di più: i nostri organi potranno essere sostituiti, come pure porzioni del cervello, da impianti neurali forniti di software specifici e si arriverà a una divisione tra necessità biologiche in senso stretto e funzionalità. "Del resto", prosegue lo scienziato, "in qualche modo noi umani abbiamo già separato la comunicazione e il piacere sessuale dalle sue funzioni biologiche e, quindi, non dovrebbe sorprendere che un domani il tratto gastrointestinale potrebbe essere riservato solo per le delizie della cucina invece che essere continuamente sottoposto alla tediosa funzione di provvedere nutrienti".
Con grande gioia dei maiali, da alcuni anni studiati come possibili serbatoi di organi, anche la robotica giocherà il suo ruolo. Metà uomo e metà robot, saremo così anche molto più intelligenti e il nostro cervello potrà essere soggetto a frequenti back up di dati come oggi l’hard disk del più mansueto pc.
QUALCHE DUBBIO DA CHIARIRE
Come è facile immaginare, i dubbiosi delle teorie kurzweiliane non mancano. Ma il genio, l’ingegnere che ha inventato la Optical Character Recognition, il riconoscimento vocale e anche la sintesi vocale, il vincitore del Premio Lemelson (il corrispettivo del Nobel dell'ingegneria assegnato dal Mit), nonché il fondatore di tre grandi aziende, non si scompone. "La rivoluzione tecnologica e la velocità cui sta viaggiando sono sotto gli occhi di tutti", spiega, "basti pensare che, se ci sono voluti 14 anni per sequenziare l’Hiv, sono bastati solo 31 giorni per sequenziare la recente Sars".
E a quanti oppongono che, se smettessimo di morire, il mondo scoppierebbe per la sovrappopolazione, tranquillo risponde: "La trasformazione tecnologica sarà radicale e non coinvolgerà solo la nostra vita ma anche l’ambiente; saremo in grado di fornire il necessario a ogni popolazione e recuperare i gravi danni ecologici che abbiamo inflitto all’ambiente".
Niente più povertà, fame e inquinamento, il mondo prospettato da Kurzweil suona paradisiaco. Ed è lui stesso a far scoppiare la bolla onirica: "Gli stessi mezzi che miglioreranno il nostro futuro non sono privi di rischi, queste conoscenze avranno un impatto superiore a qualunque bomba atomica e potrebbero anche essere usate per fare del male, non solo del bene, magari da gruppi di bioterroristi".
Così una parte di questo sviluppo dovrebbe essere utilizzato anche per proteggerci e preservarci. Magari attraverso programmi specifici e regole etiche severe, capaci di scongiurare un domani l’uso delle armi batteriologiche o i sistemi non controllati di autoreplicazione dei nanobot. Una sorta di meccanismo nanotecnologico "buono", valido nel neutralizzare i nanobot "cattivi" messi in circolazione clandestinamente.
In conclusione, in un tomo di oltre 600 pagine Kurzweil traccia le linee di un futuro non lontano a venire. Un’umanità nuova, più complessa e articolata, assai meno semplice di quanto non sia quella, di per sé già difficile, che viviamo oggi. Però, nel dubbio, consigliamo di spegnere la sigaretta, svuotare il fondo di gin nel lavandino e infilarsi la tuta da ginnastica, sperando che abbia ragione!
Fonte: Linus.net
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