14 aprile 2006

Il ''robot pianta' che mette radici su Marte

Per quello che riguarda la robotica, abbiamo sentito parlare di macchine che emulano atteggiamenti umani, oppure di vari animali come cani o ragni.
Abbiamo visto "organismi" cibernetici atterrare sul suolo di Marte attraverso grandi airbag: e poi li abbiamo seguiti, attraverso i loro stessi occhi elettronici, scorrazzare sul suolo del pianeta rosso con l'ausilio di ruote o cingoli.

E' la prima volta però che si sente, anche solo nominare, un robot pianta.

Due anni fa, il professor Stefano Mancuso della facoltà di agraria dell'università di Firenze, ha fatto una scoperta che ha portato grande curiosità nel mondo scientifico: nelle punte delle radici (tecnicamente chiamate apici) sono state individuate delle cellule che fungono da neuro trasmettitori, analogamente alle sinapsi del cervello.

Questo permette alle piante di avere "atteggiamenti" riconducilbili a quelli umani: sono in grado di allevare i figli, provvedere al proprio sostentamento e manifestare intolleranza verso la flora che non è della stessa specie.

Questa sensazionale scoperta risolverebbe, nel caso si avessero più informazioni certe in mano, complessi problemi etici.

Le sperimentazioni sugli animali, che oggi creano grandi attriti tra animalisti e non, potrebbero essere eseguite, con particolari accorgimenti, sulle piante.

Ma gioco forza, viene in mente anche un'altra affascinante applicazione.

Se si riuscissero ad imitare in un robot gli atteggiamenti di libero arbitrio della flora, si otterrebbero macchine in grado di auto gestirsi in mondi ostili e lontani, e di trasmettere sulla terra le esperienze extraterrestri.

Inviare macchine pianta sul suolo di Marte pare essere la prima applicazione realizzabile.

Questi robot, rilasciati a decine sul suolo marziano, attecchirebbero a terra con delle pseudo radici e analizzerebbero il sottosuolo.

Le foglie che gestirebbero il sostentamento della macchina sarebbero in realtà dei sensori ricoperti da celle fotovoltaiche, in grado di mantenere in funzione il robot per un tempo indefinito; infatti i consumi, eliminando il movimento, sarebbero ridottissimi.

Questo network di robot plantoidi comunicherebbe tra loro, ed alcuni esemplari sarebbero in grado di trasmettere alla terra tutte le informazioni immagazzinate.

Se teniamo conto anche delle dimensioni ridottissime delle macchine, che si aggirerebbero attorno ai 10 centimetri, Il costo delle operazioni sarebbe molto ridotto rispetto a meccanismi in grado di muoversi e contemporaneamente comunicare con la terra.

Resta da vedere se qualcuno avrà l'ardire di credere in un progetto di questo tipo che rivoluzionerebbe il modo in cui ci siamo avvicinati fino ad oggi ai mondi a noi vicini.

E credere in un progetto di questo tipo vuole anche dire avere molti soldi da spendere.

Fonte: Estense

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