Ricercatori Usa hanno individuato il sistema utilizzando la NFATc1, che regola la crescita della massa ossea
ROMA - Combattere l'osteoporosi? Basta cambiare la forma di una proteina. I ricercatori dell'Howard Hughes Medical Institute del Maryland hanno dimostrato che la proteina NFATc1 può essere utilizzata per incrementare o ridurre la massa ossea, e quindi intervenire sull'osteoporosi, solo modificandone la struttura geometrica. Lo studio è stato pubblicato oggi sulla rivista Developmental Cell.
Tutto è partito da un effetto collaterale della ciclosporina, un medicinale utilizzato nelle terapie antirigetto dopo i trapianti. Dato che nei pazienti si riscontrava un calo della massa corporea, la curiosità dei ricercatori si è rivolta agli effetti del medicinale, che cambiano la struttura della proteina NFATc1.
La proteina, modificata dalla ciclosporina, non riesce a interagire con il nucleo della cellula e impedisce l'attivazione di alcuni geni. Invece gli esperimenti in laboratorio condotti sui gatti hanno messo in luce che, modificando la struttura della NFATc1 in modo da farla interagire meglio con il nucleo, si ha un forte incremento nell'attività degli osteoblasti - le cellule che si occupano della costruzione delle ossa - e un aumento della massa ossea.
"E' sufficiente - ha spiegato uno degli autori dello studio - attivare una piccola quantità di NFATc1 per dar vita a un forte aumento di massa ossea, che significa poter intervenire in maniera mirata senza disturbare il funzionamento di altri organi".
Le applicazioni sull'uomo sono però ancora tutte da delineare: sarà prima necessario chiarire quali agenti chimici sono più adatti per dare inizio alla produzione extra di NFATc1 senza causare indesiderabili effetti collaterali.
Fonte: Repubblica
ROMA - Combattere l'osteoporosi? Basta cambiare la forma di una proteina. I ricercatori dell'Howard Hughes Medical Institute del Maryland hanno dimostrato che la proteina NFATc1 può essere utilizzata per incrementare o ridurre la massa ossea, e quindi intervenire sull'osteoporosi, solo modificandone la struttura geometrica. Lo studio è stato pubblicato oggi sulla rivista Developmental Cell.
Tutto è partito da un effetto collaterale della ciclosporina, un medicinale utilizzato nelle terapie antirigetto dopo i trapianti. Dato che nei pazienti si riscontrava un calo della massa corporea, la curiosità dei ricercatori si è rivolta agli effetti del medicinale, che cambiano la struttura della proteina NFATc1.
La proteina, modificata dalla ciclosporina, non riesce a interagire con il nucleo della cellula e impedisce l'attivazione di alcuni geni. Invece gli esperimenti in laboratorio condotti sui gatti hanno messo in luce che, modificando la struttura della NFATc1 in modo da farla interagire meglio con il nucleo, si ha un forte incremento nell'attività degli osteoblasti - le cellule che si occupano della costruzione delle ossa - e un aumento della massa ossea.
"E' sufficiente - ha spiegato uno degli autori dello studio - attivare una piccola quantità di NFATc1 per dar vita a un forte aumento di massa ossea, che significa poter intervenire in maniera mirata senza disturbare il funzionamento di altri organi".
Le applicazioni sull'uomo sono però ancora tutte da delineare: sarà prima necessario chiarire quali agenti chimici sono più adatti per dare inizio alla produzione extra di NFATc1 senza causare indesiderabili effetti collaterali.
Fonte: Repubblica
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