"L'embrione al primo stadio non è una persona". Ma i movimenti per la vita insorgono: "Idea perversa". "Si possono far nascere bambini privi di malattie ereditarie"
LONDRA - Clonazione embrionale e modifiche genetiche dovrebbero essere consentite per far nascere bambini senza far loro ereditare le malattie dei genitori. Lo ha affermato il professore Ian Wilmut, lo scienziato a capo del team che nel 1996 creò la pecora Dolly, il primo animale clonato al mondo.
Wilmut si schiera così a favore di una clonazione 'selettiva': i difetti genetici sarebbero corretti su cellule staminali, prelevate da embrioni affetti da malattie ereditarie, e poi clonate per creare un embrione sano. Il procedimento, continua Wilmut, "potrebbe curare malattie come la Corea di Huntington o la fibrosi cistica".
Secondo lo studioso - che continua ad essere contrario alla clonazione di esseri umani - questo procedimento, con il quale viene creato in vitro un embrione contenente circa 100 cellule, non è equivalente alla clonazione umana. "Un embrione al primo stadio non è una persona e credo perciò che utilizzare la clonazione per prevenire una terribile malattia ereditaria in un bambino sia una cosa molto meno controversa. Non riesco semplicemente a vedere nulla di immorale nell'uso di queste tecniche per prevenire malattie e sofferenze".
Con questa presa di posizione, Wilmut - che l'ha espressa nel libro "After Dolly", pubblicato a puntate sul quotidiano britannico Daily Telegraph - ha suscitato le critiche delle associazioni per il diritto alla vita, che hanno definito "perverse" le intenzioni dello scienziato.
Fonte: Repubblica
LONDRA - Clonazione embrionale e modifiche genetiche dovrebbero essere consentite per far nascere bambini senza far loro ereditare le malattie dei genitori. Lo ha affermato il professore Ian Wilmut, lo scienziato a capo del team che nel 1996 creò la pecora Dolly, il primo animale clonato al mondo.
Wilmut si schiera così a favore di una clonazione 'selettiva': i difetti genetici sarebbero corretti su cellule staminali, prelevate da embrioni affetti da malattie ereditarie, e poi clonate per creare un embrione sano. Il procedimento, continua Wilmut, "potrebbe curare malattie come la Corea di Huntington o la fibrosi cistica".
Secondo lo studioso - che continua ad essere contrario alla clonazione di esseri umani - questo procedimento, con il quale viene creato in vitro un embrione contenente circa 100 cellule, non è equivalente alla clonazione umana. "Un embrione al primo stadio non è una persona e credo perciò che utilizzare la clonazione per prevenire una terribile malattia ereditaria in un bambino sia una cosa molto meno controversa. Non riesco semplicemente a vedere nulla di immorale nell'uso di queste tecniche per prevenire malattie e sofferenze".
Con questa presa di posizione, Wilmut - che l'ha espressa nel libro "After Dolly", pubblicato a puntate sul quotidiano britannico Daily Telegraph - ha suscitato le critiche delle associazioni per il diritto alla vita, che hanno definito "perverse" le intenzioni dello scienziato.
Fonte: Repubblica
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