Nelle steppe siberiane Sergey Zimov conta di far rivivere il mammut. Tra due anni il Dna dell'animale sarà completato. In un'area 16.000 chilometri quadrati, che fa parte della Yukutia, anche il bue muschiato, il lupi, l'alci, l'uro.
PER tre milioni e mezzo di anni i mammut hanno vagato tra le steppe del nostro pianeta. Alti più di tre metri e pesanti anche sette tonnellate avevano una imponenza tale che pochi predatori tentavano di aggredirli. Ma la loro fortuna iniziò a diminuire circa 20.000 anni fa, quando l'uomo dapprima nelle pianure eurasiatiche poi in quelle del Nord America iniziò a cacciarli. Per il regale Elephantidae fu l'inizio della fine, e circa 11.000 anni or sono si estinse del tutto.
Ma se le cose andranno come vogliono alcuni ricercatori non è escluso che i mammut ritornino a vivere nelle steppe della Siberia, in una sorta di "Jurassic Park" che ricostruirà il mondo del Pleistocene. Recentemente lo zoologo Alerei Tikhonov dell'accademia delle Scienze russe e Ross MacPhee del Museo americano di Scienze naturali hanno annunciato sulla rivista Science di aver ricostruito 13 milioni di basi che compongono il Dna estratto dalle ossa di un mammut ritrovato nel permafrost della Siberia e che morì circa 28.000 anni fa. In altre parole, sono riusciti a ricostruire circa la metà del Dna dell'animale estinto e sperano di poterlo avere interamente tra le mani entro un anno o due.
La possibilità di ridare vita a questo animale non è impossibile in quanto il suo patrimonio genetico è molto vicino a quello dell'elefante asiatico e si potrebbe utilizzare quest'ultimo come madre per il mammut. "Riportare in vita un animale del genere significa riportare nel nostro mondo il più grande simbolo dell'era pleistocenica", ha detto Larry Agenbroad, un esperto di mammut dell'Università del Nord Arizona.
A dire il vero questo esperimento sarebbe solo un piccolo passo per far tornare sulla Terra grossi animali del passato, un processo che viene chiamato "rewilding". Ci sono altre equipe di ricercatori infatti, che stanno tentando di riportare sul nostro pianeta il bucardo, una capra spagnola scomparsa 5 anni fa e la tigre della Tasmania. In Irlanda c'è chi tenta di ridare vita a qualcuna delle oltre 9.000 specie di uccelli che si sono estinte negli ultimi secoli.
Ma senza dubbio il progetto più ambizioso è quello di Sergey Zimov, uno scienziato russo, il quale sta tentando di trasformare una vasta area della Siberia, di oltre 16.000 chilometri quadrati e che fa parte della Yukutia, in uno spicchio del mondo com'era durante il Pleistocene. Egli infatti, sta ridando vita alle foreste com'erano un tempo e alla steppa di quel periodo. Al loro interno vuole poi introdurre il bue muschiato, il lupi, l'alci, l'uro e soprattutto il mammut non appena lo si potrà clonare. Zimov chiama già quell'area "Pleistocene Park".
Nei confronti di questa iniziativa si sono già levate alcune critiche. E' certo che un simile ambiente sia in grado di dare sostentamento a tali animali senza che venga alterato in modo distruttivo? Si è certi che il possibile avvento del mammut non porti con sé virus o malattie mortali per altri animali con conseguenze inarrestabili? Zimov si dice sicuro che ciò non accadrà, perché il mondo del Pleistocene è stato distrutto dall'uomo e non dalla natura che altrimenti l'avrebbe conservato.
Fonte: Repubblica
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