Joachim Mueller-Jung ha scritto una corrispondenza per la Frankfurter Allgemeine Zeitung, di cui riportiamo una traduzione
Forse qualcuno si aspettava una parola chiara da Rudolf Jaenisch e Hans Schoeler riguardo allo scandalo coreano della clonazione. L’occasione era importante, essendo il primo incontro, in terra tedesca, dell’élite internazionale delle staminali dopo lo scandalo di Seoul che, in un solo colpo, ha riportato la “clonazione terapeutica” concreta a mera ipotesi. Ma nel padiglione della Muensterlandhalle, eletta per l’occasione dal Nordrhein-Westfalen a importante tribuna scientifica, la drammaturgia era di altro segno. Come a dire… la Corea e’ lontana. Il convegno era chiamato a dimostrare dinamismo biopolitico e un convinto spirito progressista. Il tono l’ha dato Rudolf Jaenisch, il biologo tedesco che al Massachusetts Institute of Technology di Cambridge e’ stato un pioniere della genetica e della clonazione, e da molti e’ considerato lo spiritus rector della ricerca sulle staminali.
Egli non ha lasciato spazio al minimo dubbio sul fatto che, nonostante tutte le possibili falsificazioni, un giorno si arrivera’ alla cosiddetta clonazione terapeutica, vale a dire alla produzione di cellule staminali dello stesso paziente mediante trasferimento nucleare. Quel giorno non e’ lontano, e non importa dove succedera’ ne’ come. Preferibilmente senza ricorrere agli ovociti, ma con la semplice riprogrammazione delle cellule del paziente. O, ancora prima, probabilmente con un procedimento che negli ultimi mesi ha raccolto grande attenzione, l’“Altered Nuclear Transfer” (il trasferimento nucleare alterato). Di che si tratta? Attraverso interventi sul genoma, dovrebbe essere possibile produrre un embrione incompleto, ossia non idoneo a svilupparsi pienamente. Jaenisch sa bene che anche nelle proprie fila si dubita che la formazione di “embrioni mutilati” possa eliminare il problema etico che accompagna la ricerca sulle staminali; molti pensano che si tratti pur sempre della distruzione di una potenziale vita umana. E’ dunque impossibile superare l’ostacolo?
Qui e’ intervenuto Hans Schoeler, organizzatore del convegno, direttore per l’Istituto Max-Planck del settore di biomedicina molecolare, con un ruolo importante nella ricerca sulle staminali e con responsabilita’ anche politiche. Schoeler ha rilanciato al mondo politico ed etico un’offerta ritenuta a lungo troppo vaga: la produzione di cellule staminali embrionali da ovociti, ottenute prima di approdare allo stadio di totipotenza (il criterio fondamentale della legge tedesca che tutela l’embrione). Il tutto senza ricorrere a manipolazione genetica. Schoeler e i suoi collaboratori hanno sperimentato questo procedimento sui topi. Il punto centrale e’ il gene Cdx2, la cui attivita’ e’ decisiva nelle successive fasi di sviluppo per la formazione della placenta e quindi per l’annidamento dell’embrione nell’utero. Il suo gruppo ha scoperto che questo gene normalmente si attiva subito dopo la fecondazione, quando i pre-nuclei materno e paterno sono ancora divisi nell’ovocita e la loro fusione non e’ ancora avvenuta. Da un punto di vista giuridico questi stadi non sono considerati come totipotenti. Sicche’, intervenendo in questa fase con un nuovo procedimento biotecnologico chiamato Interferenza RNS, si possono ottenere “palline di cellule staminali” e, alcuni giorni dopo, “cisti di cellule staminali”, che non potranno mai svilupparsi in embrioni. In compenso, forniranno cellule staminali.
E anche in buon numero, come ha constatato la collaboratrice di Schoeler, Guangming Wu: dalle precoci proto-palline di cellule staminali si ricava il 50% in piu’ di staminali embrionali rispetto alle comuni blastocisti. Schoeler ritiene che quest’intervento sull’ovocita spalanchi anche la porta alla cosiddetta clonazione terapeutica. Il trasferimento del genoma dei nuclei cellulari del paziente precederebbe infatti l’attivazione del gene Cdx2. Cosi’ resterebbe tempo sufficiente per disattivare il gene nel nucleo da trapiantare, e quindi sbarrare la strada all’evoluzione completa dell’embrione.
Cancellando letteralmente lo sviluppo potenziale in embrione, si potra’ cancellare anche qualsiasi scrupolo morale? Non e’ solo Schoeler ad auspicarlo. Come si e’ potuto chiaramente constatare a Muenster, al di la’ delle simpatie nazionali per le staminali adulte che sono scevre da problemi etici, le cellule embrionali rimangono pur sempre l’ultima ratio dell’ingegneria cellulare.
Forse qualcuno si aspettava una parola chiara da Rudolf Jaenisch e Hans Schoeler riguardo allo scandalo coreano della clonazione. L’occasione era importante, essendo il primo incontro, in terra tedesca, dell’élite internazionale delle staminali dopo lo scandalo di Seoul che, in un solo colpo, ha riportato la “clonazione terapeutica” concreta a mera ipotesi. Ma nel padiglione della Muensterlandhalle, eletta per l’occasione dal Nordrhein-Westfalen a importante tribuna scientifica, la drammaturgia era di altro segno. Come a dire… la Corea e’ lontana. Il convegno era chiamato a dimostrare dinamismo biopolitico e un convinto spirito progressista. Il tono l’ha dato Rudolf Jaenisch, il biologo tedesco che al Massachusetts Institute of Technology di Cambridge e’ stato un pioniere della genetica e della clonazione, e da molti e’ considerato lo spiritus rector della ricerca sulle staminali.
Egli non ha lasciato spazio al minimo dubbio sul fatto che, nonostante tutte le possibili falsificazioni, un giorno si arrivera’ alla cosiddetta clonazione terapeutica, vale a dire alla produzione di cellule staminali dello stesso paziente mediante trasferimento nucleare. Quel giorno non e’ lontano, e non importa dove succedera’ ne’ come. Preferibilmente senza ricorrere agli ovociti, ma con la semplice riprogrammazione delle cellule del paziente. O, ancora prima, probabilmente con un procedimento che negli ultimi mesi ha raccolto grande attenzione, l’“Altered Nuclear Transfer” (il trasferimento nucleare alterato). Di che si tratta? Attraverso interventi sul genoma, dovrebbe essere possibile produrre un embrione incompleto, ossia non idoneo a svilupparsi pienamente. Jaenisch sa bene che anche nelle proprie fila si dubita che la formazione di “embrioni mutilati” possa eliminare il problema etico che accompagna la ricerca sulle staminali; molti pensano che si tratti pur sempre della distruzione di una potenziale vita umana. E’ dunque impossibile superare l’ostacolo?
Qui e’ intervenuto Hans Schoeler, organizzatore del convegno, direttore per l’Istituto Max-Planck del settore di biomedicina molecolare, con un ruolo importante nella ricerca sulle staminali e con responsabilita’ anche politiche. Schoeler ha rilanciato al mondo politico ed etico un’offerta ritenuta a lungo troppo vaga: la produzione di cellule staminali embrionali da ovociti, ottenute prima di approdare allo stadio di totipotenza (il criterio fondamentale della legge tedesca che tutela l’embrione). Il tutto senza ricorrere a manipolazione genetica. Schoeler e i suoi collaboratori hanno sperimentato questo procedimento sui topi. Il punto centrale e’ il gene Cdx2, la cui attivita’ e’ decisiva nelle successive fasi di sviluppo per la formazione della placenta e quindi per l’annidamento dell’embrione nell’utero. Il suo gruppo ha scoperto che questo gene normalmente si attiva subito dopo la fecondazione, quando i pre-nuclei materno e paterno sono ancora divisi nell’ovocita e la loro fusione non e’ ancora avvenuta. Da un punto di vista giuridico questi stadi non sono considerati come totipotenti. Sicche’, intervenendo in questa fase con un nuovo procedimento biotecnologico chiamato Interferenza RNS, si possono ottenere “palline di cellule staminali” e, alcuni giorni dopo, “cisti di cellule staminali”, che non potranno mai svilupparsi in embrioni. In compenso, forniranno cellule staminali.
E anche in buon numero, come ha constatato la collaboratrice di Schoeler, Guangming Wu: dalle precoci proto-palline di cellule staminali si ricava il 50% in piu’ di staminali embrionali rispetto alle comuni blastocisti. Schoeler ritiene che quest’intervento sull’ovocita spalanchi anche la porta alla cosiddetta clonazione terapeutica. Il trasferimento del genoma dei nuclei cellulari del paziente precederebbe infatti l’attivazione del gene Cdx2. Cosi’ resterebbe tempo sufficiente per disattivare il gene nel nucleo da trapiantare, e quindi sbarrare la strada all’evoluzione completa dell’embrione.
Cancellando letteralmente lo sviluppo potenziale in embrione, si potra’ cancellare anche qualsiasi scrupolo morale? Non e’ solo Schoeler ad auspicarlo. Come si e’ potuto chiaramente constatare a Muenster, al di la’ delle simpatie nazionali per le staminali adulte che sono scevre da problemi etici, le cellule embrionali rimangono pur sempre l’ultima ratio dell’ingegneria cellulare.
Fonte: Cellule Staminali
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