Scienziato inglese scopre un materiale che nasconde gli oggetti. La luce viene deviata lambendo l'oggetto che "scompare". Utile anche per perfezionare microscopi e fotografie. Negli anni '60 il russo Veselago aveva intravisto la scoperta
ROMA - Non è ancora il mantello che rende trasparente Harry Potter, ma ci stiamo avvicinando. L'immaginifico fisico John Pendry dell'Imperial College di Londra ha trovato la ricetta dell'invisibilità. Il suo segreto - spiega su Science - sta in un materiale capace di piegare la luce a proprio piacimento. Una superficie con proprietà elettromagnetiche tali da deviare i fasci luminosi, farsene lambire e poi costringerli a tornare nella direzione originaria: come se l'oggetto attraversato non esistesse.
Questa danza della luce, descritta in maniera convincente al tavolino, sul piano pratico è stata tradotta solo in rozzi prototipi, finanziati tra gli altri dal dipartimento della difesa Usa. Appaiono come cerchi, spirali, cilindri e minuscole sfere affiancati tra loro o immersi in materiali dalle proprietà elettromagnetiche simili all'aria.
"Credevamo di aver scoperto tutto sull'elettromagnetismo" dice Roberto Olmi dell'Istituto di fisica applicata del Cnr di Firenze. "Fino a quando non si è aperta la strada ai metamateriali: strutture che assumono proprietà fisiche sconosciute in natura, grazie a una particolare disposizione delle componenti microscopiche".
Se immergiamo un bastone nell'acqua ci appare spezzato. "Da un bastone immerso in un metamateriale si otterrebbe un'immagine opposta rispetto a quella riflessa dall'acqua. In termini tecnici diciamo che puntiamo a ottenere un indice di rifrazione negativo" spiega Olmi. Toccando i tasti giusti su questo pianoforte, è possibile rendere trasparenti tutti gli oggetti. "Per il momento - prosegue il ricercatore del Cnr - sapremmo farlo solo "cancellando" un colore alla volta. Ma sovrapponendo strati diversi del metamateriale adatto, ognuno specifico per un colore, potremmo realizzare il vero mantello invisibile".
L'oggetto si presenterà come un puzzle di strutture geometriche simili ad anelli aperti e minuscoli cilindri. Ognuno di essi sarà capace di catturare e deviare il proprio fascio di luce. Anche se, come spiega Pendry, utilizzare il mantello sarà tutt'altro che facile: "Per essere invisibili dobbiamo indossarlo, ma se lo indossiamo non possiamo guardare fuori. Senza contare la difficoltà di ritrovarlo dopo averlo tolto".
I risultati raggiunti oggi partono da lontano. "Alla fine degli anni '60 - racconta Giuseppe Molesini dell'Istituto nazionale di ottica applicata del Cnr - il fisico russo Victor Veselago aveva teorizzato tutto questo, senza avere nessuno dei mezzi di cui disponiamo oggi. I suoi studi sono stati ripresi solo trent'anni più tardi. Molte delle prove sperimentali dimostrano che aveva visto giusto". Se poi il mantello invisibile dovesse risultare del tutto inutile, i metamateriali potranno sempre servire a costruire microscopi potenti e fotografie tecnicamente perfette.
Fonte: Repubblica
ROMA - Non è ancora il mantello che rende trasparente Harry Potter, ma ci stiamo avvicinando. L'immaginifico fisico John Pendry dell'Imperial College di Londra ha trovato la ricetta dell'invisibilità. Il suo segreto - spiega su Science - sta in un materiale capace di piegare la luce a proprio piacimento. Una superficie con proprietà elettromagnetiche tali da deviare i fasci luminosi, farsene lambire e poi costringerli a tornare nella direzione originaria: come se l'oggetto attraversato non esistesse.
Questa danza della luce, descritta in maniera convincente al tavolino, sul piano pratico è stata tradotta solo in rozzi prototipi, finanziati tra gli altri dal dipartimento della difesa Usa. Appaiono come cerchi, spirali, cilindri e minuscole sfere affiancati tra loro o immersi in materiali dalle proprietà elettromagnetiche simili all'aria.
"Credevamo di aver scoperto tutto sull'elettromagnetismo" dice Roberto Olmi dell'Istituto di fisica applicata del Cnr di Firenze. "Fino a quando non si è aperta la strada ai metamateriali: strutture che assumono proprietà fisiche sconosciute in natura, grazie a una particolare disposizione delle componenti microscopiche".
Se immergiamo un bastone nell'acqua ci appare spezzato. "Da un bastone immerso in un metamateriale si otterrebbe un'immagine opposta rispetto a quella riflessa dall'acqua. In termini tecnici diciamo che puntiamo a ottenere un indice di rifrazione negativo" spiega Olmi. Toccando i tasti giusti su questo pianoforte, è possibile rendere trasparenti tutti gli oggetti. "Per il momento - prosegue il ricercatore del Cnr - sapremmo farlo solo "cancellando" un colore alla volta. Ma sovrapponendo strati diversi del metamateriale adatto, ognuno specifico per un colore, potremmo realizzare il vero mantello invisibile".
L'oggetto si presenterà come un puzzle di strutture geometriche simili ad anelli aperti e minuscoli cilindri. Ognuno di essi sarà capace di catturare e deviare il proprio fascio di luce. Anche se, come spiega Pendry, utilizzare il mantello sarà tutt'altro che facile: "Per essere invisibili dobbiamo indossarlo, ma se lo indossiamo non possiamo guardare fuori. Senza contare la difficoltà di ritrovarlo dopo averlo tolto".
I risultati raggiunti oggi partono da lontano. "Alla fine degli anni '60 - racconta Giuseppe Molesini dell'Istituto nazionale di ottica applicata del Cnr - il fisico russo Victor Veselago aveva teorizzato tutto questo, senza avere nessuno dei mezzi di cui disponiamo oggi. I suoi studi sono stati ripresi solo trent'anni più tardi. Molte delle prove sperimentali dimostrano che aveva visto giusto". Se poi il mantello invisibile dovesse risultare del tutto inutile, i metamateriali potranno sempre servire a costruire microscopi potenti e fotografie tecnicamente perfette.
Fonte: Repubblica
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