Un braccio meccanico, innervato di circuiti elettronici, in grado di sostituire la sua controparte biologica. Fantascienza? Non per gli scienziati della DARPA, l'unità scientifica dell'esercito statunitense che negli anni sessanta ha dato vita ad Internet.
Il Pentagono ha infatti lanciato un progetto di ricerca, chiamato "Revolutionizing Prosthetics", dagli obiettivi ambiziosi: creare protesi bioniche entro e non oltre il 2009, per restituire una vita normale ai mutilati di guerra delle missioni in Iraq.
Il costo dell'iniziativa è di 55 milioni di dollari, stanziati dal governo per formare un'equipe di ricercatori d'eccellenza provenienti dai migliori atenei del paese. "Questo braccio sarà differente da qualsiasi tipo di protesi artificiale mai realizzata", dice Greg Clark, uno degli ingegneri impegnati nel progetto: "I suoi movimenti saranno naturali e fluidi, in quanto verrà collegato direttamente al cervello del suo utilizzatore".
Il braccio sarà innestato direttamente sui centri nervosi del paziente, all'altezza della spalla. Gli impulsi provenienti dal cervello del paziente verranno "captati" ed interpretati da uno speciale microprocessore: la centralina elettronica azionerà vari micromotori all'interno del braccio bionico, simulando le dinamiche del sistema muscolare umano.
Equipaggiati con questo dispositivo, i pazienti potranno controllare le braccia bioniche con precisione ed affidabilità. Clark garantisce che l'uso della protesi sarà esattamente uguale a quello di un braccio "vero". Gli scienziati prevedono di realizzare anche mani e dita robotiche, così da offrire funzionalità prensili estremamente simili a quelle umane.
"Ci agganciamo a quel che rimane dei nervi e dobbiamo ingannare il cervello", spiega il Col. Geoffrey Ling della DARPA, "perché un braccio amputato è uguale ad una cornetta del telefono staccata dalla base: il telefono funziona ancora, basta ricollegare una nuova cornetta e si potrà nuovamente chiamare".
"I nostri soldati sono abituati a subire gravi ferite sul campo di battaglia", dice il Col. Ling, "ma non c'è niente di più devastante della perdita permanente di un braccio: con questo sistema, daremo finalmente sollievo a tutti quei soldati che stanno soffrendo". In futuro, secondo gli esperti, i risultati ottenuti dal progetto "Revolutionizing Prosthetics" potranno aprire un ventaglio di possibilità e nuove speranze anche per i civili.
Fonte: La Stampa
Il Pentagono ha infatti lanciato un progetto di ricerca, chiamato "Revolutionizing Prosthetics", dagli obiettivi ambiziosi: creare protesi bioniche entro e non oltre il 2009, per restituire una vita normale ai mutilati di guerra delle missioni in Iraq.
Il costo dell'iniziativa è di 55 milioni di dollari, stanziati dal governo per formare un'equipe di ricercatori d'eccellenza provenienti dai migliori atenei del paese. "Questo braccio sarà differente da qualsiasi tipo di protesi artificiale mai realizzata", dice Greg Clark, uno degli ingegneri impegnati nel progetto: "I suoi movimenti saranno naturali e fluidi, in quanto verrà collegato direttamente al cervello del suo utilizzatore".
Il braccio sarà innestato direttamente sui centri nervosi del paziente, all'altezza della spalla. Gli impulsi provenienti dal cervello del paziente verranno "captati" ed interpretati da uno speciale microprocessore: la centralina elettronica azionerà vari micromotori all'interno del braccio bionico, simulando le dinamiche del sistema muscolare umano.
Equipaggiati con questo dispositivo, i pazienti potranno controllare le braccia bioniche con precisione ed affidabilità. Clark garantisce che l'uso della protesi sarà esattamente uguale a quello di un braccio "vero". Gli scienziati prevedono di realizzare anche mani e dita robotiche, così da offrire funzionalità prensili estremamente simili a quelle umane.
"Ci agganciamo a quel che rimane dei nervi e dobbiamo ingannare il cervello", spiega il Col. Geoffrey Ling della DARPA, "perché un braccio amputato è uguale ad una cornetta del telefono staccata dalla base: il telefono funziona ancora, basta ricollegare una nuova cornetta e si potrà nuovamente chiamare".
"I nostri soldati sono abituati a subire gravi ferite sul campo di battaglia", dice il Col. Ling, "ma non c'è niente di più devastante della perdita permanente di un braccio: con questo sistema, daremo finalmente sollievo a tutti quei soldati che stanno soffrendo". In futuro, secondo gli esperti, i risultati ottenuti dal progetto "Revolutionizing Prosthetics" potranno aprire un ventaglio di possibilità e nuove speranze anche per i civili.
Fonte: La Stampa