17 luglio 2006

Ecco la proteina "infermiera" così ripara il Dna danneggiato

ROMA - Si fa presto a dire uomo: con 50mila miliardi di cellule, 500 miliardi delle quali vengono sostituite ogni giorno, in teoria basterebbero 100 giorni per fare di noi un'altra persona. E non basta nemmeno considerare il Dna come filo conduttore di una vita: il codice genetico, che si duplica ogni volta che una cellula si scinde, verrebbe stravolto dagli errori di copiatura in pochi giorni, se non fosse per un meccanismo di correzione degli sbagli estremamente efficiente.

È questa struttura la vera custode dell'identità di un individuo, e i ricercatori svedesi del Karolinska Institutet guidati da Camilla Sjögren ne hanno appena svelato una componente fondamentale: il complesso di proteine Smc5/6, capace di individuare gli errori sulla doppia elica e ripararli.

Il complesso interviene in realtà come meccanico di scorta. La prima linea nelle operazioni di riparazione è costituita da una sorta di trenino fatto di enzimi, che percorre la doppia elica come fosse un binario. Laddove incontra delle incongruenze si ferma, apporta le sue correzioni e poi riparte. Ma questo non basta, e dagli sbagli di copiatura non corretti possono nascere malattie come i tumori.

"Una cellula cancerosa - spiega Sjögren, che pubblica la sua ricerca su "Molecular Cell" - spesso ha delle aberrazioni nei cromosomi attribuibili a errori di copiatura". In questi casi è compito di Smc5/6 intervenire: i ricercatori svedesi, nel loro laboratorio, hanno messo le proteine all'opera su frammenti di Dna appositamente danneggiati. "Abbiamo scoperto - commenta Sjögren - uno dei meccanismi essenziali per la nostra stabilità genetica".

Pur essendo molto efficiente, il meccanismo di copiatura dei cromosomi sbaglia una "lettera" ogni milione, laddove il genoma completo ne contiene circa 4 miliardi. "Un numero molto basso di errori, eppure sufficiente ad accumularne 4mila per ogni replicazione. Cioè a far andare alla deriva una vita dopo pochi cicli di divisione cellulare", commenta Ernesto Di Mauro, genetista all'università La Sapienza di Roma e direttore scientifico della fondazione Cenci Bolognetti.

"Il meccanismo di correzione messo in atto dalla natura ha in sé qualcosa di geniale. Gli errori di copiatura infatti non sono necessariamente negativi. È grazie agli sbagli che ci siamo evoluti, passando dallo stato di batteri a quello di uomini". Il doppio meccanismo di correzione, per quanto sofisticato, deve dunque farsi sfuggire un numero infinitesimo e casuale di variazioni. "La strategia di riparazione - prosegue Di Mauro - varia da specie a specie. Nel caso dell'uomo, organismo complesso con una vita media lunga, gli errori devono essere pochi. Il loro numero è invece più grande in esseri semplici come i batteri. Vita molto breve e necessità di adattarsi rapidamente all'ambiente fanno sì che il loro Dna debba essere più mutevole".

Fonte: Repubblica

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